La nostra vita sociale e privata è sempre più caratterizzata dal rilascio di informazioni che ci riguardano su Internet e dall’uso che di queste informazioni viene effettuato da altri individui, individui che possiamo anche non aver mai incontrato di persona o addirittura mai conosciuto.
Inseriamo i nostri dati anagrafici in appositi moduli on-line per poter ricevere servizi, pubblichiamo informazioni e foto riguardanti il nostro tempo libero e le nostre amicizie su network come Facebook, rilasciamo commenti e giudizi su prodotti che abbiamo comprato o su servizi di cui abbiamo fruito tramite i sistemi di reputazione gestiti da siti di commercio elettronico (ad es. Amazon), esprimiamo opinioni su accadimenti e persone tramite siti come Twitter…. La rete viene in tal modo costellata delle nostre tracce, e grazie ai software per l’analisi di grandi moli di dati sarà sempre più facile effettuare analisi e correlazioni di tipo statistico.
Ciò può comportare grandi vantaggi e miglioramenti per tutti. Ad esempio, grazie a questi dati sarà possibile avere informazioni sempre più precise su localizzazione, diffusione ed evoluzione di certe malattie, e correlazioni sempre più sofisticate tra tali malattie ed abitudini alimentari e di vita, consentendo così interventi più mirati ed efficaci a tutela della salute pubblica.
D’altra parte però, i dati che rilasciamo qua e là su Internet potrebbero anche essere utilizzati a scopo di valutazione (ad esempio da un potenziale datore di lavoro), oppure per intenti malevoli quali ingiuria, ricatto o estorsione.
Quindi dobbiamo essere sempre molto cauti, sia quando comunichiamo i nostri dati personali su richiesta di un fornitore di servizi, sia quando pubblichiamo informazioni che ci riguardano o esprimiamo nostre opinioni e giudizi sulle reti sociali.
Per tornare alla nostra analogia, se il nostro PC rappresenta l’analogo della casa in cui viviamo e se navigare in Internet somiglia un po’ ad una crociera in barca a vela con noi come skipper, cosa significa proteggere la nostra reputazione?
Per tutto l’arco di tempo della crociera, la casa nostra e dei nostri compagni di viaggio sono rappresentate dalle relative cabine. Come reagireste se la barca a vela avesse scafo e ponte completamente trasparenti, tali che chiunque possa vedere tutto di tutti? A meno che non stiate girando una puntata de L’Isola dei famosi, come skipper non vi sentireste a disagio tanto per voi che per il vostro equipaggio? Anche se foste tutti in famiglia, non vi sentireste in imbarazzo all’attracco in un porto?
La gestione della nostra reputazione on-line è davvero un problema, la cui complessità è destinata a crescere in questi tempi di interazioni private e sociali sempre più gestite e fruite per il tramite di reti di computer. Per difenderci da violazioni della nostra reputazione, almeno al momento, non abbiamo alcuno strumento efficace se non il nostro buon senso e, nei casi più gravi, il ricorso alla Legge.
Riprendendo la nostra analogia, quando mettiamo in rete qualcosa che ci riguarda dovremmo sempre avere quella sensazione di naturale disagio che deriva dal mettere a nudo una parte di noi. Dovremmo sempre avvertire, proprio come lo skipper della barca trasparente, un certo disagio. E la sensazione di questo disagio dovrebbe indurci a riflettere su cosa stiamo facendo e su quali possono essere le conseguenze di ciò che stiamo facendo qualora le cose non dovessero andare proprio per il verso giusto.
Questa ed altre domante simili dovremmo porci quando condividiamo i nostri dati ed i nostri comportamenti su Internet, proprio come se dovessimo fare una crociera in una barca a vela di vetro…