Ehi, si parte per una vacanza in crociera in barca a vela!
Scegliereste mai di andar via socchiudendo semplicemente la porta di casa? Oppure di chiudere la porta con molta attenzione, ma lasciando aperta una delle finestre che danno in giardino? O ancora di chiudere tutto alla perfezione ma di lasciare la chiave sotto lo stoino? Molti di noi (vedi ad esempio quanto riporta il documento B2C survey 2016 report dei Kaspersky Lab sulle abitudini di noi cyber-consumatori) si comportano in questi od altri modi bizzarri nell’usare le password. Ad esempio, non usano affatto una password per proteggere il loro account sul PC che usano a casa o al lavoro, o sullo smarthone lasciato incostudito da qualche parte. Oppure hanno una buona password per proteggere l’account sul PC, ma una password troppo corta o facile da indovinare per accedere ad uno o più servizi su Internet (ad es. grazie ad account Google o su un sito di e-commerce). O, infine, usano password molto difficili da indovinare ma anche molto difficili da ricordare, trovandosi in tal modo costretti a “nasconderle” in posti tutt’altro che sicuri, come memorizzate sul proprio smartphone o scritte su un foglio di carta. Eppure oggigiorno la violazione di una password può comportare perdite anche più gravi di quelle derivanti da un furto in appartamento. Non ci credete?
Allora sappiate che ci sono state persone che per la violazione di una loro password hanno perso molti soldi in banca, oppure la loro reputazione, o il lavoro. Dagli studi di Verizon relativi agli attacchi informatici effettuati negli ultimi anni è emerso che per ogni tre attacchi che hanno comportato una violazione di dati, due di essi hanno sfruttato una password debole o rubata. Nel 2016, le perdite economiche derivanti dal furto di dati sono state stimate in
Una buona password è una parola piuttosto lunga, priva di senso e facile da ricordare. Come si fa?
Al contrario che per i computer, scegliere una buona password sembrerebbe molto difficile per noi poveri esseri umani, visto che tendiamo a dimenticare le parole prive di senso, soprattutto quando sono lunghe. Eppure esistono delle regole piuttosto semplici per scegliere buone password.
Eccone una:
1 – Scegliete uno dei tanti “segreti” della vostra vita, qualcosa che avete visto, udito o toccato, mangiato o annusato e che vi ha particolarmente colpito (in senso positivo o negativo) ma che non avete mai condiviso con nessuno. | ![]() |
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2 – Scegliete due o tre parole adatte a descrivere la sensazione che avete provato. |
3 – Scegliete una regola precisa per fare un morphing delle parole in modo da ottenere un’unica stringa senza senso apparente. Un morphing consiste nel cambiare alcuni dei simboli nelle parole con altri di forma simile. | ![]() |
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4 – Sostituite gli spazi tra le parole con uno stesso carattere speciale. |
Ecco la vostra buona password! Anzi scambiando l’ordine delle parole scelte, omettendone qualcuna o cambiando la regola del morphing potete in realtà riuscire a ricordare facilmente diverse buone password!
OK, ora non vi resta che esercitarvi con il Password complexity estimator! Se avete qualche dubbio sul suo uso, guardate qui.
Ehi, non fate l’errore di usare come password quelle ottenute negli esercizi…in rete potrebbero esserci degli spioni 🙂